Non so se dare la colpa alle difese azzerate per via del cortisone preso per curare un’infiammazione all’orecchio, souvenir delle partite a Pitch and Putt con mio cugino nel vento gelido di Bath a febbraio, o a quel Pad Thai che mi aveva fatto stare male solo qualche giorno prima in quel nuovo ristorante a Santitham. Oppure a quella salsa di arachidi condimento forse inutile di quella mega insalata divorata in quel ristorante-guesthouse sempre pieno di gente in fronte alla Muslim Bakery di Pai o chissà quel bicchiere d’acqua proveniente da chissadove che ci hanno servito dopo il gelato nel bar accanto a Apple-Pai quel maledetto giovedì.

Fatto sta che poco dopo, verso le quattro del pomeriggio, ho cominciato ad avvertire fitte allo stomaco che avevano un’intensità speciale. Sono tornato al bungalow, sono rimasto attaccato a internet in veranda fino verso le sei e poi sono crollato di schianto con la prima scarica di diarrea che mi ha precipitato sul cesso e poi sul letto.

Il mattino dopo le scariche erano arrivate in doppia cifra, non ero riuscito a ingoiare più di tre fette di pan carrè e mezzo bicchier d’acqua e la febbre era salita fino a 39.4 nonostante le 2 compresse di zerinol. Francesco, che mi conosceva da un giorno, e mi aveva amorevolmente assistito tutta la notte, a quel punto si è imposto d’autorità: Claudio, devi andare in ospedale!

Non ero davvero in grado di prendere una decisione da solo e non so se avrei trovato la forza di andarci senza di lui, ma per fortuna c’era e verso le 10 del mattino ero già ricoverato su un letto con la flebo attaccata al braccio e una cartella clinica che recitava Food infection.

24 ore, 8 pastiglie di paracetamolo, altre 2 flebo e una mezza dozzina di scariche dopo, il dottore mi dice che il peggio è passato e che loro preferirebbero tenermi un altro giorno in ospedale in osservazione, ma se voglio, posso anche essere dimesso immediatamente.

Appena recuperata un minimo di lucidità, con la diarrea che mi aveva dato tregua da almeno un paio d’ore che mi sembravano un’eternità, ho solo una cosa in mente: domani mi scade il visto mensile per la Thailandia e stamattina sarei dovuto partire con Francesco in moto per il mio Chiang Rai loop con tanto di Visa Run alla frontiera del Myanmar.

Così pago il conto di 1500 baht (30 euro) che finalmente non mi fa sentire buttati i soldi per l’assicurazione, aspetto Francesco e gli dico, nonostante lui suggerisca di prendermi una mezza giornata di riposo, che per me possiamo, anzi dobbiamo, partire subito. Tempo di fare check out e siamo di nuovo da Aya service a farmi dare una nuova Honda 125 semiautomatica.

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