Il 2000 è stato un anno magico, sicuramente tra i 3 più belli che ho passato finora, perchè per la prima volta ho vissuto all’estero e perchè ho raggiunto l’apice della mia carriera professionale in uno dei posti più belli al mondo: Sydney durante le Olimpiadi.

I primi di febbraio, rispondendo a un annuncio in cui cercavano collaboratori per le partite di calcio nel fine settimana, mi sono visto offrire di partecipare a uno start up a Londra con partenza immediata. Erano i tempi d’oro della bolla di internet e anche se mi trovavo bene a lavorare a Fantacalcio.it, era un’offerta che non potevo rifiutare.

Lo startup era Sports.com e rimasi a Londra fino ai primi di giugno. Vivevo e lavoravo a Chiswick, una delle zone residenziali più belle, poco a ovest di Hammersmith, col Tamigi a due passi. Lavoravo duro, spesso 12 ore al giorno, ma ogni sera facevo festa ancora più duramente. Fui sorpreso all’arrivo di trovare giornate meno fredde che a Milano, dove a gennaio e febbraio la notte scende regolarmente sotto lo zero.

C’è da dire che per tra pinte di birra e pessimo cibo locale misi su 5 chiletti che, complice uno stile di vita più sedentario, non sono mai riuscito a buttare giù fino a quando nel 2008 mi sottoposi a un programma di 7 giorni di digiuno. Passavo molto tempo con i colleghi spagnoli e iniziai a familiarizzare con la lingua, tanto che quando mi chiedono dove ho imparato lo spagnolo rispondo, scherzando ma non troppo, a Londra.

Tornai a Milano i primi di giugno, giusto in tempo per l’inizio degli Europei di calcio. Fu un altro mese che volò beato. Lavoravo molto duramente, almeno 13 ore al giorno, ma bastava l’oretta con i colleghi a berci un moijto alla Bodeguita del Medio a ripagarmi di tutti i sacrifici. Quali sacrifici poi..ero pagato e bene per fare il giornalista sportivo, il mio sogno di riserva di quando ero bambino, dopo il calciatore ovviamente.

Ad agosto andai qualche giorno in vacanza in Grecia. Visitando i siti che avrebbero ospitato le Olimpiadi quattro anni dopo non immaginavo che al mio rientro mi avrebbero mandato a lavorare a Sydney per le Olimpiadi. Quei giorni di settembre furono l’apice della mia carriera di giornalista sportivo. Lavoravo duro, almeno 14 ore al giorno, ma facevo festa ancora più duramente. Avrò dormito una media di 3 ore a notte, ma ero giovane e ricevevo ogni giorno scariche di adrenalina enormi.

Ero responsabile della pagina web di Casa Italia, il punto di incontro di sponsor e atleti. Ogni giorno mangiavo da dio e intervistavo i medagliati azzurri. In un mondo dove praticamente nessuno del carrozzone al seguito del Coni sapeva ancora a malapena mandare una mail, diventai il fiduciario di tutti i frequentatori di Casa Italia. Novella Calligaris e Giampiero Galeazzi, che conducevano le trasmissioni Rai da uno studio a fianco alla mia postazione di Virgilio, non andavano in onda senza prima passare da me a farsi riassumere gli eventi delle ore passate.

E si che l’impatto fu shockante. Arrivai di sera al Campus della Sydney University in Parramatta e non c’era nessun accredito o sistemazione prenotati a mio nome. Alla prima passeggiata notturna nel campus mi imbattei in pipistrelli enormi, che scoprii il giorno dopo si chiamano flying foxes. Il mattino seguente alla fermata d’autobus fui colpito dal vedere una ragazza bellissima che esibiva con nonchalance pelazzi di almeno 3 cm sulle gambe scoperte. Capìi subito perchè l’Australia è chiamata la terra downunder, sottosopra. La parte che mi piacque di più della città fu Manly.

Vorrei tornare a Sydney un giorno non lontano per vederne il vero volto, perchè durante le Olimpiadi era semplicemente troppo bella per essere vera.