Ho scritto questo racconto diario di viaggio nel luglio 2009 e lo ripubblico qui

Pai,Thailandia, un angolo di Paradiso


Checché ne dicano certi travellers di lungo corso, puristi e un po’ snob, pronti a rinnegare qualsiasi posto da loro scoperto appena entra nel radar del backpacker medio, quello ancora dipendente dalla Lonely Planet, anche oggi Pai rimane un luogo incantato. Cresce forse troppo rapidamente, ma è ancora ben lontano dal turismo di massa, e al momento sembra la sintesi quasi perfetta tra la bellezza naturale del luogo e la ricca offerta di servizi e ammenicoli che rendono agiata la vita al farang.

Chi sostiene che Pai ha perso la sua autenticità perché ormai invasa dagli stranieri non ha tutti i torti, ma forse non si accorge dei vari gruppi etnici che ogni giorno continuano a venire giù dalle montagne circostanti per scambiarsi i prodotti o dei tanti business che sono gestiti da Thai provenienti da ogni angolo del paese arrivati a prendersi il loro angolo di Pairadaiso.

Nonostante l’aumento esponenziale dell’offerta, il bungalow sul fiume a 100 baht (2 euro) rimane l’accomodation standard, il motorino lo noleggi anche per meno se lo prendi a marce, è fiorito ogni tipo di corso (cucina, meditazione, massaggi, yoga, reiki) disponibile a prezzi ben più bassi della vicina Chiang Mai, l’offerta culinaria è abbondante, quella di musica dal vivo è probabilmente la migliore di tutto il sud est asiatico (segnatevi i Tonic Rays, ne sentirete parlare) e ci sono sempre locali aperti come il FUBAR (Fucked Up Beyond All Recognition) dove tirare l’alba nell’aria fresca e rigenerante della notte.

Il tutto in un paesino dove le vie sono sempre tre, dove il traffico non è mai fastidioso, e con innumerevoli campi, colli e terme a disposizione negli immediati dintorni, se proprio cercate la pace assoluta o volete semplicemente farvi un giro. Il cocktail offerta + concorrenza +bellezza naturale + tranquillità + servizi, fa si che chiunque decida di stare oltre i 2-3 giorni classici di chi viene per vedere, segnare una x sulla mappa del proprio mappamondo personale per poi ripartire verso nuove avventure, faccia fatica davvero a lasciare questo posto.

Appena si accorge quanto la gente sia più aperta e rilassata, si rende presto conto che leggere un libro sull’altalena del Good Life mentre si sorseggia wheat grass o spirulina, o stare crogiolati al sole nella grande piscina del Fluid e intanto attaccare bottone col vicino sono ottime maniere di passare le giornate nell’ozio.

E’ per tutto questo e per altro ancora che, porca puttana, quando oltretutto avevo già bloccato la casa in cui avrei dovuto passare il prossimo mese, che questo era l’ultimo posto al mondo in cui avrei voluto prendermi l’infezione alimentare peggiore che mi sia mai capitata.

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