Il bilancio 2015 è stato probabilmente il mio anno più sofferto da quando ho intrapreso una vita nomade. Un anno in cui sono andati in crisi certi paletti fondanti di questi anni di vagabondaggio e in cui mi sono forzato a ricambiare tutto per l’ennesima volta.
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Chi è il Flâneur? Secondo wikipedia, dobbiamo questo termine a Charles Baudelaire, che lo coniò per indicare il gentiluomo che vaga per le vie cittadine, provando emozioni nell’osservare il paesaggio. Ancora oggi non si conosce un equivalente in italiano o nemmeno in inglese. Ne ha parlato recentemente Rolf Potts, in un’intervista a Maptia, di cui riporto tradotto il passaggio per me più interessante.
La costa caraibica di Colombia e Venezuela, le isole di Aruba e Curacao, il febbraio più freddo del secolo in Italia, tre indimenticabili mesi in Giappone, altri tre nel Sud Est Asia tra Thailandia, Malesia e Indonesia, 15 giorni in Sri Lanka, 5 settimane di yoga teacher training a Mysore, altre 3 tra Puna e Mumbay prima di tornare in Italia per il Natale.
Excerpts from “Above All, Don’t Wobble”- Osho (2007)
So there is nothing to be worried about. I am not saying repress those thoughts of homesickness, no. Just take note of them, that they are there. It is natural, don’t be worried about them. I can send you back home. When you have understood the homelessness of life, you can go back – but then there is no home where you can go back to!
Dopo le mie hitchike adventures in Nuova Zelanda, dal profondo del mio corazon alcune cose vorrei condividere con i miei 25 lettori , a coloro che vogliono provare a fare autostop in qualunque parte del mondo, acciocchè possano avere un’esperienza il meno possibile frustrante, se non gratificante.