Vagabonding around the World

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Bilancio 2015, l’anno del limbo

Bilancio 2015Il bilancio 2015 è stato probabilmente il mio anno più sofferto da quando ho intrapreso una vita nomade. Un anno in cui sono andati in crisi certi paletti fondanti di questi anni di vagabondaggio e in cui mi sono forzato a ricambiare tutto per l’ennesima volta. 

2014: Fiji, Nuova Zelanda, SE Asia, Germania

Cloudio cuore tramontoIl mio 2014 si è aperto agli antipodi e si chiude, per la prima volta da più di un decennio, a Milano (salvo last second) (che ovviamente non si possono escludere).

Popovich, Linkiesta e un altro giro di giostra

Picesso Thailand

Non aspettarti un Picasso, al massimo..

L’altra notte non riuscivo a dormire. Per fortuna non c’entrava la delusione per la fine dell’esperienza nella fottuta scuola thai, anche se l’ovosodo è ancora lì in mezzo alla gola e le canzoncine che mettevo a lezione per i bambini non mi escono dalla testa. 

Baudelaire, il Flâneur, Parigi, Rolf Potts, e il vagabondaggio

Le Flaneur

Le Flaneur

Chi è il Flâneur? Secondo wikipedia, dobbiamo questo termine a Charles Baudelaire, che lo coniò per  indicare il gentiluomo che vaga per le vie cittadine, provando emozioni nell’osservare il paesaggio. Ancora oggi non si conosce un equivalente in italiano o nemmeno in inglese. Ne ha parlato recentemente Rolf Potts, in un’intervista a Maptia, di cui riporto tradotto il passaggio per me più interessante.

2012: Caraibi, Giappone, SE Asia, Sri Lanka, India

Miyako bru

Miyako bru

La costa caraibica di Colombia e Venezuela, le isole di Aruba e Curacao, il febbraio più freddo del secolo in Italia, tre indimenticabili mesi in Giappone, altri tre nel Sud Est Asia tra Thailandia, Malesia e Indonesia, 15 giorni in Sri Lanka, 5 settimane di yoga teacher training a Mysore, altre 3 tra Puna e Mumbay prima di tornare in Italia per il Natale.

Osho and homesickness

above all don't wobbleExcerpts from “Above All, Don’t Wobble”- Osho (2007)

So there is nothing to be worried about. I am not saying repress those thoughts of homesickness, no. Just take note of them, that they are there. It is natural, don’t be worried about them. I can send you back home. When you have understood the homelessness of life, you can go back – but then there is no home where you can go back to!

11 cose che ho imparato facendo Autostop

autostop Arcore hardcore

Il segreto dell’autostop sta nel cartello

Dopo le mie hitchike adventures in Nuova Zelanda, dal profondo del mio corazon alcune cose vorrei condividere con i miei 25 lettori , a coloro che vogliono provare a fare autostop in qualunque parte del mondo, acciocchè possano avere un’esperienza il meno possibile frustrante, se non gratificante.

Nuova Zelanda in Autostop

autostop in Nuova Zelanda

Una selfie che mostra la mia miseria mentre aspetto che qualcuno mi tiri su

Si avvicina la fine del mio viaggio in Nuova Zelanda e il passaggio che ho avuto per tornare dal centro di meditazione vipassana fino alle porte di Auckland sarà probabilmente l’ultimo di una serie di avventure in autostop che ho avuto per le due isole di Niu Ziraando (come viene chiamata dagli impareggiabili giapponesi). Ispirato dai racconti di Pietro, ho voluto girare tutto il paese usando il mio pollice come mezzo di trasporto.

2010: S. Pedro Alcantara, Fuerteventura, Nicaragua

Tamaragua orto

L’orticello della mia casa di Fuerteventura

Nel 2010 ho vissuto quasi interamente in Spagna: 3 mesi a San Pedro de Alcantara, vicino a Marbella, e oltre 6 a Fuerteventura, nelle isole Canarie. Ai primi di dicembre sono tornato a lavorare nella gym-spa di Granada, Nicaragua dove ero stato l’anno precedente, con uno stopover di 3 giorni a Miami, che si rivelerà fondamentale per i miei anni successivi.

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