Si è conclusa da qualche giorno la mia prima esperienza di un mese come ospitalero in un Albergue nel cammino di Santiago. Ecco cosa mi ha insegnato un mese nel Monastero di Vairao.
Cosa vuol dire fare l’Hospitalero sul cammino di Santiago? Cominciamo dalla fredda cronaca, ovvero i dati.
Quanti pellegini al giorno e da dove?
In 27 giorni abbiamo accolto 250 pellegrini provenienti da 38 Nazioni. In media quindi 9,2 persone al giorno. Meno della metà di quelle che mi aspettavo e solo un quinto della capienza teorica dell’Albergue di 50, anche se per la maggior parte del tempo, solo 28 letti erano disponibili.
Il giorno in cui sono arrivati più pellegrini è stato il 28 giugno, quando 20 persone hanno fatto check-in. Due giorni dopo, il 20 gugno, ne arrivarono solamente 2.
La nazione più rappresentata è stata la Spagna, che con 28 pellegrini ha superato i padroni di casa del Portogallo di 1 persona.
Seguono gli USA con 22, la Germania a 19, la Polonia a 18, il Brasile a 15, la Danimarca a 14 (8 facenti parte della stessa famiglia allargata, il gruppo più numeroso arrivato nel mese) e l’Italia con 12.
Per finire Repubblicaa Ceca 9, Francia 8, Regno Unito 8,
Belgio, Canada, Irlanda, Svezia 5
Australia, Danimarca,Giappone, Sudafrica 4
Corea del Sud, Slovenia, Slovakia, Svizzer,a Ungheria 3
Estonia, Lituania, Nuova Zelanda, Olanda, Taiwan 2
Argentina, Croazia, Ecuador, Israele, Mexico, Norvegia, Romania, Russia e Ucraina con 1 persona.
I ringraziamenti dei pellegrini arrivati mentre ero ospitalero
Istantanee di un mese come hospitalero
Sul Cammino di Santiago. Frammenti. Istantanee di persone che sono passate e mi hanno lasciato tracce sul loro cammino.
A partire dal primo pellegrino, un uomo brasiliano che cammina 13km ogni giorno nella giungla del Pantanal per andare a lavorare. Fino a una delle ultime, una ragazza estone ventenne telepatica.
In mezzo quelli che chiamo gli stakanovisti, ovvero i pellegrini che erano già arrivati a Santiago e continuavano a camminare. Il primo è stato un tedesco che aveva cominciato a Montpellier e ha fatto camping libero nei Pirenei nelle notti fredde sotto zero di Aprile. Poi un israeliano di Degania Bet, il secondo kibbutz più antico, dove ho fatto un corso di meditazione Vipassana.
La Taiwanese che aveva cominciato a LePuy e mi ha regalato il miglior ego booster dell’anno, quando le ho detto il mio segno cinese e mi ha risposto con sicurezza, quindi hai 33 anni! E per finire il portoghese serafico che aveva cominciato a camminare a Roma e il giorno dopo avrebbe dormito a casa sua a Porto, dopo 4 mesi di cammino.
La vecchia artista olandese di un egoismo insopportabile, il gruppo di polacchi con due preti che alle 5 del mattino si sono alzati e hanno fatto un casino inenarrabile. Lo spagnolo con la figlia che barava sul percorso, ma ha fatto una buona tortilla e ha intrattenuto il pubblico con le sue storie.
Le due tedesche diciottenni che volevano fare la vacanza sul cammino la prima cosa che hanno chiesto è se potevano fermarsi due notti.
Il giovane prete italiano progressista che ha dovuto subire gli ammiccamenti di una irlandese fino a quando non si è rivelato.
Tutte queste fotografie per ricordarmi che quello che fa l’esperienza di hospitalero sul Cammino di Santiago è l’incontro umano con persone di ogni tipo.
I messaggi di ringraziamento sono “lo stipendio” dell’hospitalero volontario
La giornata tipo dell’Hospitalero sul cammino di Santiago
Normalmente i turni per gli hospitaleri volontari sono di 15 giorni continuati. Nel mio caso ne ho fatti 27, con un solo giorno di riposo totale, che ho usato per camminare 31km fino a Barcelos.
E nonostante nel mio caso sono stato molto fortunato, ho capito il perchè. Infatti per quanto questa esperienza offre tanto dal punto di vista umano, è comunque logorante.
Per fortuna non mi sono toccate le pulizie che toccano di solito all’ospitalero, salvo la cucina, perchè ci pensavano Dona Alicia e suo figlio. Dona Alicia è la simpatica nonnina che vive di fronte al Monastero e accoglie i pellegrini quando non c’è l’ospitalero fisso, ovvero la maggior parte dell’anno.
Come detto, in media non sono arrivati nemmeno dieci pellegrini al giorno. Ma ciò nonostante da mezzogiorno/una alle dieci di sera ero a loro disposizione.
Inoltre ho avuto la felice idea di organizzare cene comunitarie, che hanno reso l’atmosfera conviviale e allo stesso tempo aiutato nella gestione della cucina.
Con quasi tutte le persone sono riuscito a fare chiacchiere personalizzate.
La maggior parte dei pellegrini sul cammino portoghese di Santiago comincia a camminare da Porto, quindi il Monastero di Vairao è la loro prima tappa. Per molti di loro è il primo cammino in assoluto, e il fatto di poter contribuire a farli cominciare nel migliore dei modi mi ha dato tanta energia e gratificazione.
A tutti ripetevo però di non crearsi aspettative troppo alte. Le stanze piccole, spesso tutte per loro, la cena comunitaria, l’atmosfera magica con tanto di sala di meditazione, l’offerta libera come forma di pagamento. Di tutti gli alberghi in cui sono stato sul cammino portoghese, il Monastero di Vairao per me è il migliore e lo ripetevo a tutti.
Insegnamenti da Hospitalero sul cammino di Santiago
Ma anche in condizioni ideali, due settimane così, con le persone che ogni mattino ripartono e le devi lasciare al loro cammino, sono vicine al massimo fisiologico.
Ogni sera predominava una lingua diversa. Quando è stata l’italiano, lo spagnolo, l’inglese o il portoghese… le ho praticate con piacere. Le due parole di giapponese fanno sempre buona impressione sui nipponici (tant’è che grazie alla traduzione di un cuggino japanofilo, uno di loro ha lasciato un messaggio nella sua lingua sul libro degli ospiti dicendo che la cena avuto con me e un altro pellegrino italiano è stao uno dei momenti più belli dei sui 3 mesi di cammino!) .
La sera in cui c’è stata predominanza di senior francesi, la mia voglia di fare l’anfitrione non era così alta…
Così dopo le due settimane è cominciata ad affiorare un po’ di stanchezza. Sono diventato insofferente a ogni piccolo o grande episodio di maleducazione volontaria o meno. Un paio di volte, tornato dal mio paio d’ore al bar dove c’erano già pellegrini sistemati e sono arrivato a fine giornata senza trovare il tempo di farmi la doccia.
Ho cominciato a pagare uno stile di vita troppo sedentario e al chiuso, troppe cene e troppo vino e troppa poca attività fisica.
Le cose sono poi precipitate dopo il mio giorno di riposo, cominciato con una notte quasi insonne e un principio di influenza, che è esplosa dopo lo sforzo della camminata fino a Barcelos. Per un paio di giorni al rientro non ho offerto la cena e ho ridotto le interazioni al minimo. Ancora adesso, dieci giorni dopo, sto smaltendo i postumi di quel colpo di freddo-sforzo.
Ho lavorato quindi proficuamente sulla mia “permalosità”, praticando l’arte di lasciare da parte le aspettative e accettare tutto come un dono.
L’esperienza è stata molto positiva e la ripeterò sia a Vairao, che altrove. Dal 15 al 30 Settembre ho dato disponibilità per l’Albergue di Castelblanco de los Arroyos, 30km a Nord di Siviglia, sulla via de la Plata.
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