Vagabonding around the World

Sinfonia Kalimantan: note sul Borneo Indonesiano

Kalimantan Barat

Singkawang, Kalimantan Barat

Impressioni a caldo tropicale, su una settimana di viaggio nel Kalimantan Barat (Occidentale), ovvero il Borneo Indonesiano. No, non mi hanno tagliato la testa e non ho praticato cannibalismo. Però è stata comunque un’avventura!

Pensieri sparsi di un viaggio di una settimana in Kalimantan Barat, per i locali semplicemente Kalbar.

Itinerario: Aruk – Sambas- Pemangkat – Singkawang – Pasir Panjag beach -Mempawang – Pontianak.

Clicca sui palloncini sulla mappa, che comprende anche le tappe in Sarawak a Bau, Wind e Fairy Caves e Lundu, per dettagli sui vari posti, costi e foto.

In Indonesia sei una Rockstar

Sul blog di Konny & Matt, Perpetual travellers, che mi ha aiutato molto nel programmare questo viaggio insieme a questo good fella di Kuching, ho letto che:

La cosa migliore dell’Indonesia è la sua gente. Mentre la cosa peggiore è la sua gente.

Con loro il selfie non l’ho fatto

L’Indonesia non è il posto dove farti i cazzi tuoi.

Già a Sumatra, venivo fermato ogni due minuti da qualcuno che voleva fare una foto con me. In Kalimantan ho raggiunto nuove vette. Al mio passaggio si aprivano le acque e non passavano dieci metri senza qualcuno che mi salutasse e mi invitasse a fermarmi a fare due chiacchiere.

C’era un piccolo problema però…

Impara il Bahasa o stai zitto

Viaggiare in Kalimantan e nella maggior parte dell’Indonesia senza conoscere nessuna parola della lingua locale, il Bahasa (che, seppur con differenze dialettali, sarebbe anche la lingua ufficiale in Malesia, dove però non è necessario perchè tutti o quasi parlano inglese) è complicato.

Mi ci sono voluti tre giorni di viaggio per incontrare la prima persona con cui avere una stentata conversazione in inglese. (La receptionista dell’Hotel Khatulistiwa a Singkawan). (A Pontianak invece, nell’unico ostello in tutto il Kalbar, tra la proprietaria e i miei due compagni di dormitorio, il livello era eccellente. Ma a sorpresa, pure la cameriera del Chai Kue Panas Siam, dove ho mangiato i ravioli cinesi più buoni del mondo, lo parlava bene).

Siccome non credo hai voglia e tempo di metterti a studiare il Bahasa, a meno che hai in programma di starci dei mesi, impara almeno il vocabolario di 20 parole di sopravvivenza e scaricati Google Translate. Per il resto, sorridi, Hello, Tidak, Berapa, Ada kamar, Makan, Sepuluh ribu quando ti chiedono di fare la foto e Terima Kasih!

Senza Bahasa, sei un fantasma. Singkawang

Gli Indonesiani fumano più dei turchi

Gigi

Avevo già definito Sumatra una terra di fumi e fumatori maledetti. Con le tragedie dei bambini con la sigaretta sempre in bocca e la cosa che mi dà più fastidio che fumano anche sul bus. Tutti.

E tante volte avrei voluto sedermi a bere un ottimo caffè come lo fanno da queste parti e abbandonarmi al people watching, e magari praticare un po’ di bahasa,  ma il livello di fumo era intollerabile.

Gigi è la professione più redditizia in Indonesia. Gigi è la parola bahasa per dentista. Fa impressione vedere la quantità di uomini giovani coi denti bucati, troppo poveri per curarsi e troppo dipendenti per smettere di fumare.

Quindi bisogna aggiornare il detto: Non più fumare come dei turchi, ma fumare come degli Indonesiani! E a proposito di cose turche…

E la Turca è meglio della tazza!

Bagno Indonesiano. Non proprio un vespasiano.

Tra le tante cose strane dell’Indonesia, le stanze d’albergo sono tra le più strane. Spesso per esempio i muri sono degni di un film dell’orrore, ma la Tv non manca mai.

Quello che il turista occidentale fatica di più ad accettare (me incluso) è che anche in camere definite “Superior”, al posto del cesso, c’è la Turca. (E il Mandi al posto di doccia e lavandino).

Ora, so che non è facile espletare a meno che non sei uno yogi abituato a praticare Namaskarasana, però di recente ho visto una Ted Talk di una giovane microbiologa tedesca, che spiega che non solo la posizione squat è la migliore per l’evacuazione, è pure fondamentale per la nostra salute.

Perchè ci permette di connettere lo sfintere interno ed esterno, e seguendo quell’autostrada che da lì porta fino al nostro cervello, con inaspettati effetti sulla nostra igiene mentale.

Giuro, non è una supercazzola, leggi questo articolo del Guardian!

L’Inter va forte, ma il Milan di più!

E veniamo un attimo alle cose formali (sigh).

In Indonesia non c’è più bisogno del Visto. Sappilo, se non lo sapevi.

Ma la citazione era per introdurre un’altra esperienza forte, tipica dell’Indonesia.

Sul lungofiume di Sambas infatti a un certo punto mi sono imbattuto in questa visione raccapricciante:

Subito dopo, incredibile ma vero, c’era un altro baracchino con lo stemma del Milan. Ho fatto la foto. E l’ho cancellata per sbaglio!

(La sera stessa, un paio d’ore dopo questa scena, dopo cena, sono tornato in Albergo e ho acceso casualmente la Tv. Sullo stesso canale dove avevo guardato la mattina il basket NBA, stavano dando Benevento-Milan. Era il 78° e il Milan stava vincendo 2-1. Si, ho visto in diretta il gol del portiere e ho riso come un pazzo).

Il giorno dopo, sul furgoncino per Pemangkat c’era un adesivo dell’Inter. Il barista del caffè Hong Kong invece aveva la maglietta del Milan (Pato 7!) 

Insomma grazie anche a quel filippino di Thohir, qui il calcio milanese va forte. A mettere tutti d’accordo per fortuna c’è Valentino Rossi, a cui è dedicato questo bel caffè di Singkawang. 

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Sono ufficialmente sposato (e bigamo!)

Non potendone più di dover dire che sono single ho cominciato a dire che sono sposato. (E’ la seconda o terza domanda che ti fanno. Sempre. Dopo “Dari mana, ovvero che paese sei” e  prima o dopo di “Quanti anni hai”). Siccome poi sono in un paese musulmano dove è accettato per un uomo avere fino a 4 mogli, dico pure che di mogli ne ho 2!

Ho notato però che una volta che dico che sono sposato, non indagano oltre. Al massimo mi chiedono se ho figli. Mentre l’essere “single” invece fa sempre partire un atteggiamento inquisitorio e uno sguardo di commiserazione, che a a lungo andare uno ce ne ha le palle piene.

Sorry, I’m married. Bonus per chi trova il marsupio residuo degli anni ’80

Le donne mi mettono un velo di tristezza

E a proposito di donne. L’Indonesia è il paese musulmano più popoloso del mondo. Un Islam tollerante come forse da nessun’altra parte e che convive con le migliaia di credenze, superstizioni e tradizioni locali, ma che condiziona comunque pesantemente la vita locali. E che come tutte le religioni, è la ragione principale della sua arretratezza culturale.

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E non c’è modo di girarci intorno in nome del politicamente corretto. Lo so che per molte di loro, nate e cresciute in un contesto dove non viene nemmeno messo in discussione, portare il velo in testa è la normalità e non gli pesa.  Ma ogni volta che vedo una donna e soprattutto una bambina con la tovaglia che le copre testa e collo, mi viene un velo di tristezza e un istinto di rabbia.

Questa potrebbe essere l’unica figa che vedi in Kalimantan

In Borneo piove. Tanto, ma tanto

Mentre sto terminando questi pensieri, dal bellissimo Canopy Cafè e Hostel di Pontianak, sta scemando, ha ripreso vigore il solito diluvio quotidiano.

La maggior parte del territorio del Borneo è Rainforest. Che in italiano traduciamo come foresta umida, ma letteralmente vuol dire foresta della pioggia. Perchè piove. Praticamente ogni pomeriggio. A volte solo un paio d’ore. A volte fino al mattino dopo. Magari smette un po’ e poi ricomincia. Ma in un mese che sono in Borneo non sono passate 24 ore filate senza che sia scesa un po’ d’acqua.

E sai che ti dico? Meno male! Perchè quando non piove c’è un umidità insopportabile! Del tipo che sudi senza muoverti, anche all’ombra. Acqua nell’acqua. Cielo e Oceano. Devi solo scegliere se vuoi che l’acqua venga da dentro te verso fuori o viceversa.

Scende la pioggia

Best of Kalimantan

Chiudo con i miei momenti più memorabili, le esperienze insuperabili di un viaggio in Kalimantan.

Un altro bicchiere di Aruk

Ero appena entrato in Indonesia, passato il posto di frontiera di Aruk. Di fronte a me una iraniana con due zinne, che sembrava un Angelo. Faceva molto caldo. Mi sono scolato un altro bicchiere di Aruk.E poi un altro. E un altro ancora.

Un altro bicchiere di Aruk. Dentro c’era anche del durian. Non scherzo.

Samba a Sambas

Sul lungofiume di Sambas, al tramonto, dopo aver visto il bel Palazzo reale di quello che era un Sultanato independente durante la dominazione inglese, mi sono imbattuto in un matrimonio. Subito dopo questa foto è partito a sorpresa un Samba.

Matrimonio sul waterfront. Samba a Sambas

Matrimonio sul waterfront. Samba a Sambas

Sing in Singkawang

La vista, ma soprattutto l’udita(???) dalla mia stanza d’albergo a Singkawang. Il Karaoke e la Moschea. Il pop indonesiano e il lamento musulmano, la colonna sonora delle mie notti e le mie albe. Sing in Singkawang.

La Moschea e il Karaoke: Sing in Singkawang

La Moschea e il Karaoke: Sing in Singkawang 

I Ponti di Pontianak

Ci sono i ponti di Singkawang..

…E i ponti di Sambas.

Ma i Ponti di Pontianak sono un’altra cosa. Sono unici e irripetibili. Perchè Pontianak è l’unica città al mondo divisa in due dalla linea equatoriale.

Per cui i Ponti di Pontianak ti portano direttamente dal Nord al Sud del mondo e viceversa.

E qui è racchiusa l’essenza del Kalimantan, del Borneo e di tutta l’Indonesia.

Beradadisini

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  1. Mario

    Ho capito dove non andro’ mai: grazie di cuore di questo post!

  2. Non ho trovato il marsupio nella foto!!! Dov’è?? 🙂

  3. Bellissimo post anzi ultimate guide.
    Una correzione: gigi è dente, dentista è doktor gigi.
    Così come c’è dottor occhi, dottor cervello, dottor ossa. Il Bahasa è la lingua del futuro!

    L’Iraniana mi ha fatto ridere moltissimo, invece non capisco perché non c’era sambal matah al matrimonio a Sambas

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