monaci buddisti in meditazione

18) Alle 13 ho la mia prima delle tre interviste con gli insegnanti per fare il punto su come sta andando il ritiro. Mi sono preparato domande sulla camminata in tre tempi, come essere compassionevoli con le zanzare e affrontare il caldo. Sulla camminata mi viene spiegato che la mia ultima ipotesi (stacco, aria, atterro) era quella giusta, sulla compassione con le zanzare di pensare all’esempio del bambino che incontri piangente sul ciglio della strada, al lato l’auto con la sua famiglia in fiamme. E mi viene confermato che sta facendo estremamente caldo, non sono una mia particolare reazione nervosa le mega sudate che sto facendo.

Non sono tanto queste risposte ad aiutarmi, tanto il fatto che Steve mi faccia riflettere sul fatto che posso essere concentrato ma non compassionevole e viceversa. Quindi non devo prendermela se non riesco a stare sveglio o concentrato e cercare di essere compassionevole. Questa riflessione mi cambierà completamente il corso del ritiro, a partire dalle due sedute di SS (sleep&sweat, dormi e suda) che mi farò subito dopo. Infatti da quel momento smetterò di prendermela con me stesso come faccio sempre quando le cose non vanno come dovrebbero, imparerò a ridere in modo compassionevole di mè stesso e automaticamente rilassarmi e diventare più cosciente in questi momenti.

19) La lettura serale è legata a questo tema: come affrontare il dolore durante la meditazione.In qualunque posizione ti siedi infatti, se non ti puoi muovere dopo un po’ qualche parte del corpo inizierà a farti male. E’ una risposta fisiologica, ma dobbiamo imparare a non moltiplicare il dolore con la nostra reazione. Cinque sono le cose da fare in progressione:
1) Non reagire.
2) Esaminare il dolore: da dove viene? Che tipo di dolore è, come si manifesta, ecc?
3) Esaminare la tua reazione di avversione al dolore: quali parti del corpo cambiano e come? Cosa succede al mio respiro, al mio stato mentale?
4) se il dolore continua a persistere e ci distrae troppo allora come ultima misura prepararsi a muoversi, ma non dopo rimanere un minuto o un paio di respirazioni ancora.
5) Quindi cambiare finalmente posizione dopo essersi chiesti se si è fatto tutto quello che si poteva per eviatre di muoversi. Così se mi addormento non devo reagire e arrabbiarmi per la mia debolezza.

Invece devo rimanere ancora un po’ nella posizione addormentata (o tornarci se il modo di rendermene conto è rimbalzare come mi succede di solito), esaminarla in dettaglio fisicamente e poi tornare in posizione eretta.