Perchè l’Argentina per il mio primo lungo viaggio della mia vita? Partivo dal fatto che volevo andare in Sudamerica e cominciare dal paese più “facile” perchè simile all’Europa, dove si dice che il 40% della popolazione è di origine italiana.
Anzi, a pensarci bene, l’Argentina è probabilmente l’unico paese dove si possa trovare, almeno in modo significativo e non ridotto alle varie little italy che sono grandi un paio di isolati e che ormai di italiano non hanno quasi nulla, la cultura italiana di un paio di generazioni fa. Avevo voglia di Argentina per i racconti di coloro che c’erano stati e mi magnificavano la bellezza di Buenos Aires e delle sue ragazze. Per il fascino letterario della Patagonia.
Manu Ginobili e i suoi tifosi in festa nel Palazzetto di Atene. Maradona. Il Boca, inteso come squadra di calcio, e dalla Boca, inteso come quartiere. E sarà cinico dirlo, ma ipocrita negarlo, per la crisi del 2000 che in 6 mesi l’ha trasformata, da un posto che era più caro dell’Italia a uno in cui il costo della vita è un quarto che da noi. E poi lì era estate piena. E mi aiutava il fatto che è un paese enorme e quindi in due mesi non c’è il rischio d’annoiarsi.
In realtà, abituato agli spazi europei, nel mio programma erano presuntuosamente previsti anche il Cile e il Sud del Brasile, ma nella realtà, pur prolungando il mio soggiorno di qualche giorno oltre i due mesi, c’è scappata solo una mezza giornata in Brasile e qualche giorno in Uruguay.
Però tra le cose più belle del viaggio c’è proprio questo: che parti con un percorso in mente e te ne trovi a fare uno del tutto diverso. Ti fissi con la Patagonia e scopri la bellezza di Salta e della regione andina. Cerchi un modo per arrivare in Cile e ti ritrovi a Mendoza (una città che non avevo messo nemmeno tra le opzioni secondarie).
Per questo c’è chi, ponendosi agli antipodi del pacchetto tutto compreso e tutto confezionato teorizza il “viaggio disorganizzato”, in cui si parte con un biglietto, possibilmente di sola andata, e tutto il resto lo si decide strada facendo. Io continuo a pormi nel mezzo: più informazioni si raccolgono prima e durante il viaggio e meglio è. Questo però non vuol dire sottomettersi ciecamente al proprio piano e non cercare di cogliere le opportnità che si presentano strada facendo.
Quello che segue è il blog che ho scritto durante il viaggio. Rivisto e corretto lo stretto necessario per renderlo più leggibile, per non perdere lo spirito di quelle mie note. Anche se a rileggerle oggi (come succede per qualsiasi cosa scritta), il più delle volte mi viene da sorridere e riscriverei tutto.
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