Marco ha deciso di mandare in vacca la sua vita da casalinga di Voghera nel 2006 e da allora non è più tornato


Comincia con l’intervista a Marco Ferrarese, autore del sito Monkeyrockworld, una serie di interviste a persone-amici viaggiatori che mi hanno ispirato. A Marco anni fa dedicai un anche un pezzo del mio diario “La diarrea al tempo del Songkran”. Ora tocca a lui parlarmi del suo cagotto…

1) Che differenza trovi tra il viaggio e il vagabondaggio? Quanto ti consideri un viaggiatore e quanto un vagabondo?

Probabilmente sono arrivato a una fase della vita in cui mi interessa meno categorizzare, e soprattutto mi interessa di più pensare a quel che faccio in una dimensione unica e personale. Per questo, ho smesso di pormi tanti paletti ideologici, di distinguere una cosa dall’altra.

Da 5 anni vivo all’estero, viaggiando e facendo altro, e non sono mai tornato in patria, ma tutto sommato non mi piace il termine “vagabondo”: mi puzza un po’ di sporco, di senza speranza, di ciabatte luride e fazzoletto legato in cima a un bastone… Preferisco di gran lunga il termine “nomade”, forse perché la Mongolia é uno dei miei paesi preferiti.

Per risponderti, ti dico che un viaggio inzia e finisce, il vagabondaggio invece é uno stato mentale che può diventare compulsivo e problematico. Cercare un posto nel mondo perché non ne troviamo uno. Al momento, io mi considero un curioso con manie di completismo geografico al limite della cartografia.

2) Qual è la lezione più grande che ti ha insegnato viaggiare?

Che il mondo é costituito principalmente da brava gente pronta ad aiutarmi e ad aprirmi le porte delle loro case. Seriamente, la nostra società educa morbosamente alla paura da contatto, al ritiro davanti a un asettico televisore, a una globalizzazione del pensiero. Ho anche imparato che, sebbene sia molto importante per l’autostima il sentirsi grandi e unici, in ogni viaggio si vede quanto invece siamo degli zeri rispetto ad altri. La lezione più grande è l’umiltà, e aver la decenza di imparare qualcosa di nuovo, ogni giorno.

3) Descrivimi la tua giornata di oggi

Oggi mi sono svegliato con problemi intestinali probabilmente dovuti al cambio di altitudine, cibo e temperature ritrovate in riva al Bramaputra, dopo un mese passato attraversando l’Himalaya indiano.

Ho diviso un rickshaw a pedali con due persone e quattro zaini, e ho preso una jeep per Shillong. Fortunatamente a metà strada ho trovato un bagno decente dove liberare buona parte di una esplosione atomica.

Quando ho incontrato la Couchsurfer gentilissima, mi son caduti i pantaloni del kurta, e lei gentilmente me li ha riallacciati. La mia Kit ha osservato divertita, senza dire niente. Per la prima volta in quattro mesi ho passato un pomeriggio a fare niente in un bar, conoscendo vari artisti e musicisti in una città che più che l’India ricorda il Midwest americano.

Ho parlato di heavy metal con gli 11th Hour, e di come vorrei creare un ponte tra le scene estreme del Sud e del Sudest Asiatico. Per premiarmi, i ragazzi mi hanno portato a comprare una cena a base di riso, manzo e patate, impacchettata in una foglia di banana. Nel frattempo, la mia diarrea si è spenta grazie all’effetto di una pillola di carbone gentilmente ottenuta da Maiko, l’omone di Amburgo col quale abbiamo diviso gli ultimi 10 giorni tra i monasteri del Sikkim.

Ritornato in una casa non mia ma adibita a tale, ho scambiato qualche email con Rolf Potts, accordandomi su un paio di recensioni di libri che devo fare per Vagabonding. Ho anche pianificato un po’ i prossimi spostamenti, ma è difficile perché non si trovano molte informazioni sul Nagaland, stato al confine con la Birmania dove vorrei essere tra alcuni giorni. Mi rimane solo da finire questa intervista, e poi finalmente potrò riposare al lato della cinesina che mi porto dietro da qualche anno.

Eccome come il Monkey si è pigliato l’ultimo cagotto

4) Lo so che è una domanda scontata, ma è un po’ come la pizza margherita: è sempre buona. Dimmi Il luogo (paese, città, o quel che lè)  più amato e quello più odiato e perchè?

Odiare significa dare grande importanza a qualcuno o a qualcosa, quindi lo evito. E’ difficile per me odiare, sul serio. Ogni posto ha sempre qualcosa di buono, in fondo. Ti dico, comunque: uno dei posti che ho amato di più è la Mongolia perché in quel momento per me é stata una vera esperienza diversa, di una bellezza naturale incredibile. Il posto che ho apprezzato di meno é probabilmente la Thailandia delle isole del Sud e il suo carrozzone di personaggi vacanziferi insopportabili.

5) Dimmi il viaggio che sogni da una vita e che non hai ancora fatto. 

Quello che sognavo, ovvero dall’Asia all’Europa via terra, lo sto facendo adesso, se riesco a uscire dall’India che per me è come la colla. Voglio visitare il Sud e Centro America da molto tempo, ma trovo impossibile farlo perché sto trovando varie opportunità ottime dove sto al momento, in Est Asia.

Mi riprometto comunque che presto lo tenterò… in generale, riesco a stare nei posti che mi fanno battere il cuore al momento. Mi piacerebbe presto fare solo un tour delle nazioni insulari dell’est asiatico, partendo dal Borneo, una barca per le Filippine, un volo a Taiwan e uno in Giappone portandosi dietro una bicicletta.

6) Dimmi i tuoi 3 siti/blog di viaggio preferiti.

Cerco di non leggere troppo di viaggi altrui per non rovinarmi il mio piacere di viaggiare. Chiamatemi pure un loffio, ma il primo rimane Wikitravel. Semplice, informativo, utile. Il Matador Network, anche, vince perché riesce sempre a farmi cadere le braccia. Il travel writing é purtroppo uno strano business, di questi tempi.

7) Basta parlare di te, parliamo un po’ di me. Definisci il clach viaggiatore in 3 righe

Un uomo avvolto in una vestaglia con un dragone stampato degno di un becero mafioso di Hong Kong che, prima di addormentarsi, mi intima di non fare all’amore con la mia donna nell’aria calda di una notte condivisa a Penang. E che la mattina seguente fa yoga tantrico.

Grazie Marco Ferrarese da Voghera, detto Monkey.