Febbraio-Aprile 2005 – 2 mesi in Argentina, 3 giorni in Uruguay
Aprile-Giugno – Milano
15 giugno – 15 settembre – 3 mesi in Thailandia, Malesia, Indonesia
Novembre-Dicembre – 45 gg in Argentina (30gg in Buenos Aires)

Lasciato il lavoro di Torino 2006 a fine gennaio, sono partito per l’Argentina il 4 febbraio 2005 con lo stesso spirito avventuriero di quando a 17 anni me ne ero andato in giro per l’Europa. Avevo un po’ di timore a viaggiare per ostelli, abituato a quelli europei generalmente per under 26. Invece la cosa che mi colpì di più fu conoscere tanta gente come me, tra i 30 e 40 anni, un bel lavoro, socialmente invidiato più che economicamente redditizio. Ai tempi di quelli che adesso chiamano “nomadi digitali” ce n’erano davvero pochi, erano più che altro persone che si erano presi un anno sabbatico.

Ero partito per fare un viaggio, non avevo idea che questo sarebbe diventato il mio stile di vita, ma il conoscere così tante persone che avevano fatto questa scelta che a me sembrava pazza fu sicuramente il primo passo che mi fece cambiare il modo di pensare. Ho ritrovato il mio diario di quel viaggio, e di quello successivo nel novembre dello stesso anno, in questo sito.

Tra i momenti indimenticabili sicuramente la giornata passata sul ghiacciaio del Perito Moreno, quelle a Ushuaia fin del mundo, Mendoza durante la festa della vendemmia, la bellezza di Salta e i suoi dintorni, le cascate di Iguazù e ovviamente le ultime due settimane a Buenos Aires, che rimane ancor oggi la mia città americana preferita. L’Argentina è un paese a cui mancano solo spiagge decenti (l’acqua è fredda e c’è troppo vento) per essere perfetto, ma la natura passa in secondo piano rispetto alla sua gente meravigliosa. Ancor oggi, a chi mi chiede da dove vengo rispondo che sono italiano, pero argentino en el alma.

Tornato in Italia, dopo un paio di mesi in cui mi resi conto che la mia presenza per svolgere il lavoro non era necessaria e che non avevo nessuna voglia di passare il mio tempo a Milano quando avevo sperimentato in Argentina che col mio modesto (per i costi milanesi) stipendio potevo vivere come un re, decidetti di mettermi nuovamente in viaggio. Questa volta volevo soddisfare la curiosità di conoscere l’Oriente.

Da giugno a settembre viaggiai per Thailandia, Malesia e Indonesia. Appena arrivati in Thailandia, ospite di Tripluca, un veneziano giramondo che avevo conosciuto su internet cercando informazioni per Bali e che aveva messo su un sito internet che diventerà un punto di riferimento per me e tanti viaggiatori italani, mi iscrissi a un corso di massaggi thailandesi. Lo feci per curiosità, senza sapere bene quel che facevo, e senza immaginarmi che sarebbe stato il primo di tanti e che un giorno sarebbe diventato perfino il mio lavoro.

Abbandonata la caotica e soffocante Bangkok appena finito il corso mi fermai per una settimana a Ko Phangan, un altro posto che per ragioni opposte rispetto alla mia prima visita sarebbe diventato per me come una seconda casa. I giorni più belli li passai comunque a cavallo di ferragosto in una Phi Phi island che stava velocemente recuperando dallo Tsunami che l’aveva distrutta un anno e mezzo prima, e in quei giorni aveva attrattao molti volontari e altre belle persone con lo spirito giusto.

Mi piacque anche la Malesia e la sua varietà: dalle spiagge paradisiache delle Perenthian alle verdi colline dei Cameron highlands, dalla multietnica Penang alla giungla più antica del mondo del Taman Negara fino alla Capitale Kuala Lumpur e al wi-fi ovunque, che adesso lo diamo per scontato ovunque andiamo, ma in quel periodo era un privilegio che la città malese condivideva solo con la Silicon Valley e poche altre aree all’avanguardia.

In Indonesia rimasi onestamente deluso da Bali. Sarà che era alta stagione e ogni secondo c’era qualcuno che ti voleva vendere qualcosa, sarà che mi è stato difficile conoscere altri viaggiatori, ma tanto a Kuta che a Ubud scappai appena possibile. A Gili Trawangan invece mi trovavo benissimo, ma ci potetti stare solo pochi giorni perchè mi toccò lavorare parecchio e la connessione internet era lentissima. Con tutta la libertà che sperimentavo, ero comunque internet-dipendente e ogni giorno avevo del lavoro sa svolgere.