venerdì, 25 febbraio 2005
SAN MARTIN DE LOS ANDES (day 21) – Ho lasciato l’Italia in pieno inverno, sono arrivato in Argentina in piena estate, ma ieri ho finalmente assaporato il gusto della primavera. E’ successo a El Bolson, mecca hippies negli anni 70′, oggi solo un ottimo posto dove venire a rilassarsi, con con una feria un po’ deludente ma meritevole comunque di un giretto. Non fosse altro perchè ho mangiato le fragole più buone della mia vita.

I frutti di bosco a 2$ al cesto e un po’ d’erba fumata sdraiato sull’erba mi hanno dato quella sensazione di primavera che è la mia preferita.

Ero in compagnia di Roberto di Brescia, quello conosciuto ad Ushuaia che ha appena venduto il ristorante, il metro e novantacinque del placido Patrick di Alassio, il metro e quarantacinque dell’inesauribile Yleana da Buenos Aires e Cesar, un altro porteño in vacanza. Abbiamo proseguito la gita al Lago Puelo, che ci avevano descritto come imperdibile, e che invece abbiamo trovato assolutamente anonimo.

Tornati a Bariloche verso le 23.00 ci siamo fatti una carbonara e abbiamo chiacchierato fino alle 5 del mattino.

Al gruppo si sono uniti una ragazza israeliana di cui non ricordo il nome, ma che avevamo soprannominato il primo giorno “la chica loca” e il secondo “amigo, por favor”, perchè è la frase che ripeteva ogni 30 secondi. C’era anche Jeff di Chicago, il tipico americano bianco figlio della sottocultura americana che ha regalato perle di comicitá involontaria, ma anche, da buon studente di filosofia, interessanti spunti di riflessione.

Nei due giorni precedenti mi sono dedicato al riposo e, dopo la più lunga astinenza di calcio della mia vita, alla Champions League (grazie Real e soprattutto grazie Milan).

Martedì sera ho assistito a un eccellente spettacolo musicale: De los Andes a los Beatles, in cui un gruppo locale ha suonato per due ore i classici di John Lennon e co. con strumenti (almeno una ventina diversi) e ritmi andini. Mi ha impressionato l’uso del flauto dolce e mi è tornata una voglia matta di rimettermi a suonarlo. Visto anche che è l’unico con cui riesco a produrre un giro di note. E le prime canzoni imparate, guarda un po’, sono proprio quelle degli Inti Illimani.

Per cui mi ero giá fatto tutto il film nei prossimi giorni sulle Ande a suonare il flauto appoggiato a un muro, un po’ come Bill suona l’armonica all’inizio di Kill Bill 2. Solo che c’è stato un

cambiamento di programma, ma questo lo racconteró nel post di domani.
Rimanendo in tema musicale, il pezzo portante per ora della colonna sonora del viaggio si chiama l’Argentinidad al palo, di un gruppo chiamato Bersuit Vergarabat. Mi han detto che è una canzone vecchia di un anno e mezzo circa, ma che le radio continuano a proporre insistentemente. Il refrain fa più o meno così: Yo, Argentinoooo, Argentinoooo. Forte no?

NOTA SPESE:
Conto ostello Bariloche (4 notti+lavatrice) : 68$
Sorrentinos de ciervo con salsa de hongos: 14$
Spesa collettiva per pasta e vino : 9$ a testa
4 flaconcini di 10 mg di essenze (eccezionale il pino silvestre): 10$
4 ehheeh di discreta erba: 20$
Bus Bariloche-El Bolson: 14$
Bus Bariloche-San Martin del Los Andes 40$
Bus Lago Puelo-Bariloche: 16$