Se non fosse che qui a Tachilek tutto viene pagato da tutti in baht, e quando dico tutti intendo anche i locali, non solo i turisti, non avrei dubbi sul fatto che sono in Myanmar. Anche se da queste parti sono pochi gli uomini che portano il longyi, invece quasi tutte le donne hanno il viso spalmato di quella strana pasta gialla, che presumo sia per proteggersi dal sole, e molte di loro sputano per terra senza nascondersi, un altro brutto costume che per fortuna le thailandesi non hanno.
Mese: Settembre 2012
Il 90% dei farang che viene a Tachilek si limita a stampare il passaporto e non passa nemmeno fisicamente la frontiera. Del restante 10%, quasi tutti hanno a disposizione non più di una mezzoretta per fare un giro nel mercato, prima che il loro van li riporti indietro, e quindi pochissimi si fermano a dormire. Nelle quasi 48 ore che ho passato nella città ho visto 1 farang 1 in giro per strada.
Avrei dovuto passare 21 giorni al Monastero di Tam Wua e alla fine ne ho passati solo la metà. Perchè? Rileggendo questo diario ho trovato diverse risposte e soprattutto nessuno spazio per pentimenti.
Lo schermo del mio Kindle si è rotto alle 11 e mezza di ieri sera. Il film, Tempo de Valientes, mi aveva intrattenuto ma non appagato, la mia mente era ancora inquieta e dopo un paio di partite al solitario, spento il computer, ho acceso per abitudine il mio lettore di libri, per leggere qualcosa su cui riflettere prima di spegnere le luci.
On the way from Pai to a waterfall we found a sign “try our passion fruit and roselle juice from our garden”. We stopped by and we’ve been offered excellents passion fruits, fresh roselle juice, potatoes, peanuts, bananas. All for free, just a donation box. We’ve been handled a guestboook and the first words I read were the one I reported on the title. I thought what you probably are thinking..until I saw him..