Laos party people

Festa laotiana alle cascate di Tad Faek


Il tappone dolomitico del Bolaven Tour è durato quasi 200 km, e poco prima del traguardo di Attapeu, il mio contachilometri ci ha lasciato le penne. Un finale amaro di una giornata iniziata con un caffè sublime e culminata con un party laotiano sulle cascate di Tad Faek.

Em caffè dalla Carinzia a Bolaven

Il giorno 4 del Tour è cominciato nel migliore dei modi: prima di lasciare Tad Lo sostiamo a prendere un caffè da Em (il cui vero nome non pubblico, così l’allievo impara a stare attento), un austriaco della Carinzia che da oltre 4 anni serve la migliore qualità Arabica dei piccoli produttori del Bolaven Plateau, tostata vecchio stile in un wok, macinata sul momento, e scaldata su Moka Bialetti. Il risultato è eccellente, con un gusto molto persistente.

Finalmente la strada comincia a salire, tanto che metto su la maglietta a maniche lunghe, e a regalarci qualche “sharp curve“, che sono tutt’altro che difficili, ma offrono un po’ di varietà a un percorso che i primi 3 giorni è stato onestamente un po’ piatto.

Si riscende poco prima di arrivare a Sekong sul fiume Sekong (da non confondere col Mekong), che alle 11 è già una fornace. Il giro in paese è molto veloce, tempo di comprare una bottiglietta d’acqua e di leggere delle cascate di Tad Faek, 18 km più avanti.

Cascate di Tad Faek: Lao party

Le cascate di Tad Faek offrono una bella vista e possibilità di fare il bagno, ma quel che ci fa stare più a lungo del previsto è la presenza di un pullman di laotiani (molti dei quali studenti di legge, o almeno avevano una maglietta che li identificava come tali) intenti a fare festa. Ci invitano subito a unirci al loro gozzovigliare, e anche se la comunicazione è quasi inesistente, passiamo un paio d’ore allegre in loro compagnia.

Laos people

L’allievo fa amicizia con il Laos e la sua gente

Ci offrono cibo e beer lao in abbondanza, e dopo li osserviamo al gioco della banana. Il gioco della banana consiste in coppie legate che devono mangiare una banana e poi correre per 10 metri e bere un bicchiere d’acqua. Ne approfitto per fare un po’ di foto, la migliore delle quali la metto in easter egg per chi ha pazienza di scorrere la gallery per 3 volte.

Frizzi lazzi, è ora di salutarli perchè altrimenti ci fanno bere troppo e sono cazzi.
Sono solo la 1.40 quando lasciamo le cascate, ma ci mancano più di 70 km ad Attapeu. Si può sentire il vento caldo anche in moto, ma quello che fa saltare il cavo dell’indicatore di velocità e contachilometri del mio scooter, l’unico che abbiamo, perché il mezzo dell’allievo li aveva rotti dalla partenza, è l’improvvisa frenata del nostro per bere acqua.

Attapeu, città fantasma

Freno pure io e quando riparto la spiacevole sorpresa. Ci fermiamo da 3-4 meccanici sulla strada e nessuno può farci nulla. Per fortuna Attapeu è distante solo una ventina di km, ma quivi giunti, nemmeno il concessionario Honda dice di poterci aiutare.

Stanchi, stremati e pure un po’ scoglionati, il conta chilometri che segna 174 per la giornata di oggi, Attapeu ci appare una città fantasma, piena di edifici in costruzione. Così succede che dopo un paio di giri a vuoto, e la visita di un paio di hotel e guesthouse cari e con stanze inadeguate, ci fermiamo al Dok Champa Hotel.

Ora, caro lettore, devi sapere che l’allievo appartiene alla categoria dei viaggiatori cialtroni, a cui non piace prepararsi e cercare dei posti in cui deve andare in anticipo, soprattutto se c’è il maestro che si sbatte. Per cui se questo essenziale lavoro non lo faccio io, potete stare certi che gireremo sperduti, data la tunnel vision del nostro, a cui forse nemmeno 100 lezioni di travel coaching insegneranno a muoversi in un posto di frontiera così off the beaten track, come questo avamposto vicino alla frontiera con il Vietnam.

Thi Thi Attapeu

Il menù del ristorante Thi Thi: anguille, tartarughe, sangue di serpe

E che stanchi, stremati e pure un po’ scoglionati, scopriremo dopo la doccia e un po’ di necessario riposo, quando usciremo al tramonto per cercare un posto da cenare, che la città vera cominciava praticamente dopo il nostro hotel.

A cena ci fermiamo da Thi Thi, il ristorante vietnamita consigliato dalle guide. Il menù offre anguille, sangue di serpente e tartaruga cucinata in modo speciale, ma la cameriera ci raccomanda opzioni più tradizionali. L’allievo, come al solito cheap, ordina spinaci, io degli ottimi gamberetti saltati.

Dopo cena passiamo davanti al caffè Milano, ma la musica a palla e la prostituta all’ingresso ci fanno scappare la voglia di entrare e ripieghiamo su un mercato notturno nel parco di fronte al nostro hotel. Comincia a piovere e ripieghiamo verso il nostro rifugio, dove il vostro umile scriba ha il dovere morale di mandarvi il report quotidiano, prima che Orfeo si impadronisca completamente di lui.

Spese del giorno
colazione: succo papaya 5.000
+ baguette sandwich 10.000
Caffè Em 10.000
Benzina: 25.000
scooter 90.000
parcheggio Tad Faek 5.000
Dok Champa Hotel 65.000
Cena: gamberetti saltati 40.000
Totale 250.000 – 23€

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