Vagabonding around the World

Ode a Penang, patrimonio culturale del mondo

7 luglio, Georgetown Heritage

7 luglio, Georgetown Heritage day

Non so se esista al mondo un luogo più melting pot per centimetro quadrato di Georgetown, Penang. Io comunque non l’ho ancora trovata una piccola città, bastardo posto, dove appena scendi dal ferry che arriva da Butterworth, puoi scegliere se costeggiare il lungomare che esibisce lussuosi edifici vittoriani retaggi della dominazione inglese, oppure imboccare Lebuh Chulia e trovarti in una Little India così profumata e colorata che non troverai mai nel subcontinente.

E arrivato all’imponente moschea di Kapitan Keling, hai l’imbarazzo della scelta, tra spaccati di vita malay-musulmani, i diversi clan cinesi, hakka, hokkien, teochew, cantonesi, che con le loro società segrete gestiscono fiorenti traffici da secoli, o finire a “Love Lane” e Jalan Muntri, una volta le vie dove i marinai venivano a cercare compagnia nei bordelli e oggi epicentro delle guesthouse sempre meno backpacker e sempre più boutique hotels, che ospitano il costante flusso di turisti.

Fino ad arrivare ai centri commerciali di Komtar e Times Square e l’inizio della caotica città moderna, tra malls e palazzoni, e poi dell’isola piena di angoli colmi di storia e ancora sconosciuti tanto al viaggiatore mainstream, che al più finisce sulle mediocri spiagge di Batu Ferringhi, che al giovane asiatico che pure si trasferisce qui per studiare in una delle tante Università.

Ogni volta che ci torno, Georgetown mi piace da impazzire, soprattutto nel passato weekend dedicato alle celebrazioni dell'”Heritage” (inserita nell’elenco Patrimonio Unesco solo nel 2008), con le sue case e templi aperti al pubblico e guide volontarie che ti rivelano qualche segreto, le bancarelle che preparano delizie speciali per la festa, come se non fosse già eccessiva l’offerta di leccornie a prezzi irrisori.

Ed è sempre un piacere rivedere Marco Monkey, nel frattempo diventato autore di Nazi goreng, a portare avanti con una prospettiva nuova e immaginifica, la poesia che questo magico centro tropicale trasuda ad ogni umido centimetro.

Precedente

Un anno dopo, un mese di income, più che outcome

Successivo

Sumatra, terra di fumi e fumatori maledetti

  1. Ciao Cloudio,
    Ti volevo segnalare che questa volta ti sei dimenticato di mettere l’easter egg nella gallery.

    Per il resto complimenti per Georgetown!

    • grazie per la segnalazione sull’easter egg. Come vedi non l’ho annunciata, perchè Penang è così piena di segreti, che non basta scorrere la gallery

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Powered by WordPress & Tema di Anders Norén