Vagabonding around the World

3. Run, Visa Run

Tra una cosa e l’altra quando lasciamo Pai sono le due del pomeriggio. Mi bastano pochi minuti per rendermi conto che Francesco in moto è lento. Ma lento. Ma lento, che al confronto andava più veloce Tripluca con Lek e uno zainone più grande di lei alle spalle.
Ci mettiamo tre ore per arrivare al bivio di Ban Mae Malai, sulla strada che porta da Chiang Mai a Chiang Rai: avevo fatto lo stesso tragitto solo due settimane prima mettendoci non più di due ore. Al bivio per giunta sbaglio strada e mi inerpico su una stradina sterrata e piena di buche per quasi 10 km, prima di rendermi conto dell’errore e fermarmi per aspettare Francesco che arriva diversi minuti dopo.

Mentre mi preoccupo per le sorti di Francesco, che deve essere per forza caduto per accumulare così tanto ritardo in pochi minuti di strada, arriva puntuale il temporale, annunciato dai nuvoloni che ci avevano tenuto compagnia minacciosi per tutto il pomeriggio. Siamo quindi costretti a stare fermi mezzora buona; a questo punto siamo clamorosamente in ritardo con la tabella di marcia, e dovremo fermarci a dormire a Phrao o al massimo a Wiang Pa Pao, gli unici posti sulla mappa che hanno la parvenza di villaggio, nella strada che porta a Chiang Rai.

I 50 km che ci separano da Phrao sono facili e riusciamo cosi ad arrivarci quando il buio comincia a calare impietosamente. Dovremo passare la notte qui e dopo aver scartato l’unico fatiscente hotel cittadino e provato infruttuosamente a chiedere a ogni passante indicazioni, senza trovare qualcuno che spiccicasse una parola d’inglese, troviamo un’anima pia che ci scorta verso dei bungalow pochi chilometri fuori dal paese. Francesco è più terrorizzato di me all’idea di mangiare in ristoranti thai, per cui compriamo qualcosa al seven-eleven, passiamo un’oretta all’internet point e verso le dieci siamo già ritirati in camera pronti ad alzarci presto la mattina dopo.

In realtà non riesco a prendere sonno fino alle 2, alle 7 sono in piedi, alle 7.30 partiamo e ci buttiamo in quello che ricorderò come il tratto di strada più bello di tutti miei giri motociclistici tra i colli thailandesi. I 50 chilometri tra Phrao e Wiang Pa Pao sono un saliscendi continuo in mezzo ai boschi, con traffico praticamente inesistente, curve mai troppo difficili, qualche albero e buche sulla strada che suggeriscono comunque di moderare la velocità e gustarsi il panorama circostante. Ovviamente è saggio moderare la velocità, ma non è necessario andare piano come fa Francesco, che dopo aver cercato di tenere in vista negli specchietti per alcuni chilometri, abbandono al suo destino per godermi il viaggio in assoluta solitudine.

Wiang Pa Pao sembra una città al cospetto della minuscola Phrao e posso cercare con calma il caffè con tanto di wi-fi dove fare colazione e tirare fuori il mio ultraportatile Asus, mentre aspetto il mio compagno di viaggio che arriverà mezzora dopo. Dato anche a lui il tempo di rifocillarsi all’immancabile 7/11, entriamo finalmente nell’autostrada il cui primo cartello visibile porta la scritta Chiang Rai 96km.

Bella, veloce e poco trafficata tanto da far abbandonare un po’ di prudenza alla guida perfino a Francesco (il mio tachimetro toccherà i 115km/h al termine di una discesa poco prima dell’arrivo), la strada ci porta di slancio fino alle porte della città dove passeremo la notte. Arriviamo poco dopo mezzogiorno, giriamo un po’ per trovare la guesthouse dove mollare gli gli zaini e finalmente siamo pronti per concederci un lauto pranzo al Da Vinci, il ristorante italiano più chic di Chiang Rai.

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4. Per un metro

  1. Papi,
    Ma quindi tu eri partito e tornato a Pai per il visa run?
    Che bello, avevo letto questi racconti sul primo libro di Lindo Boludo e ora associo i luoghi.

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