La diarrea e i dolori lancinanti alla pancia mi hanno tenuto compagnia per cinque lunghi giorni, nonostante abbia violato per tutta la settimana la seconda e la terza legge fondamentale dell’alimentazione in viaggio. La seconda legge fondamentale dell’alimentazione da viaggio prescrive di mangiare cibarie locali, possibilmente nei posti per i locali. Se uno viaggia per conoscere, una delle chiavi d’accesso fondamentali, nonché tra le più divertenti, per entrare in contatto con la cultura di un popolo è proprio attraverso il cibo. Non solo provare le specialità locali, ma mangiare dove mangia la gente del luogo. Dimmi come mangi e ti dirò chi sei. Sembra scontato eppure la maggior parte dei viaggiatori sembra non poter fare a meno del solito hamburger con patatine. E per altri non esiste altro che il banana pancacke.

La terza legge fondamentale dell’alimentazione da viaggio recita che se non hai voglia di mangiare cibo locale, allora mangia di tutto fuorché quello che mangi a casa tua. E questo vale per noi italiani più che per ogni altro. Non perché io non ami la nostra cucina, al contrario sono sempre più convinto che sia imbattibile per gusto, varietà e salute, ma proprio per questo evito i ristoranti italiani all’estero. Perché il più delle volte non sono gestiti da italiani e in ogni caso gli ingredienti non sono gli stessi e la preparazione viene adeguata al gusto autoctono. Come se non bastasse, trovandomi per una volta in linea con i gusti della maggioranza della popolazione mondiale, i posti che offrono cibo italiano sono spesso i più chic e costosi.

Ora, se io ero costretto a stare riguardato perché avevo una guerra con il mio intestino da vincere, Francesco, arrivato al termine del suo giro del mondo e con la testa già a casa e a sognare un impossibile scudetto della Juve, era semplicemente terrorizzato a mettere il naso fuori dalla camera e provare ogni contatto con la cultura thailandese, men che meno con i suoi piccantissimi piatti. Morale, abbiamo mangiato per cinque sere consecutive da Stefano, l’ottimo ristorante italiano gestito da un brianzolo amico di Stefano, dietro al Thapae Gate. Fino a quando, dopo ulteriori esami all’ospedale che hanno escluso nuove infezioni, una nuova cura di antibiotici che ho preso solo per un giorno perché mi hanno bucato lo stomaco e perché finalmente per ventiquattro ore filate non ho più avuto problemi, non mi sono sentito pronto per rimettermi in viaggio.

Avevo lasciato l’Italia con l’intenzione di vedere il Borneo e le Filippine, si trattava a questo punto di eleggere quale dei due paesi visitare per primo. Considerate le difficoltà nel reperire informazioni sulle Filippine, la scelta è caduta sul Sabah, il più sviluppato dei due stati del Borneo malese. Venerdì pomeriggio sono uscito di nuovo dall’ospedale, sabato mattina ho comprato i biglietti con destinazione Kuala Lumpur e Kota Kinabalu.

(Se ancora non conoscete la prima legge fondamentale dell’alimentazione in viaggio, ve la rivelo. La prima legge fondamentale dell’alimentazione in viaggio sentenzia che paese che vai usanza che trovi, ma è comunque dappertutto un magna magna. E non importa quanto sia genuina la tua passione culinaria, c’è sempre qualcuno pronto a mettertelo nel culo).

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