i Viaggi e il romanticismo

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Il romanticismo, che incoraggia la varietà, si combina benissimo con il consumismo. La loro unione ha dato vita a quell’infinito “mercato di esperienze” su cui è fondata la moderna industria del turismo. Quest’ultima non vende biglietti aerei e camere d’albergo. Vende esperienze. 

Riporto un brano tratto da “Da animali a Dei, di Yuval Harari”, di cui ho parlato recentemente. Un linro che mette in discussione molte delle nostre certezze.

Riflettiamo:

Anche i desideri che la gente ritiene più personali di solito sono programmati dall’ordine immaginato. Si prenda in considerazione, per esempio, il diffuso desiderio di fare una vacanza all’estero. Non c’è niente di naturale e di ovvio in questo.

Uno scimpanzé maschio alfa del branco non si sognerebbe mai di usare il suo potere per andare in vacanza nel territorio di un branco di scimpanzé che vivono nei dintorni.

I membri dell’élite dell’antico Egitto spendevano i loro capitali per costruire piramidi e far mummificare i propri corpi, ma nessuno pensava di andare a fare shopping a Babilonia o a fare una vacanza sugli sci in Fenicia.

Oggi la gente spende un sacco di soldi per le vacanze all’estero perché ha una fede cieca nei miti del consumismo romantico.
Il romanticismo ci dice che, allo scopo di trarre il massimo vantaggio dal nostro potenziale umano, dobbiamo fare quante più esperienze possibile.

Dobbiamo aprirci a un ampio spettro di emozioni; dobbiamo provare vari tipi di rapporti personali; dobbiamo assaggiare molte cucine diverse; dobbiamo imparare ad apprezzare differenti stili musicali.

Uno dei modi migliori per realizzare tutto questo è rompere la nostra
routine quotidiana, lasciarci alle spalle lo scenario familiare e partire per terre lontane, dove possiamo “vivere” la cultura, gli odori, i gusti e le norme di altri popoli

In continuazione sentiamo evocare i miti romantici su come “una nuova esperienza mi ha aperto gli occhi e cambiato la vita”.

I viaggi e il romanticismo

Il consumismo ci dice che, per essere felici, dobbiamo consumare quanti più prodotti e servizi possibili. Se abbiamo la sensazione che qualcosa ci manca o non è proprio come si deve, è probabile che ci serva comprare un prodotto (una macchina, nuovi vestiti, cibo biologico) o un servizio (un aiuto in casa, una terapia di relazione, corsi di yoga).
Ogni pubblicità televisiva è una piccola leggenda su come consumare quel dato prodotto vi renderà migliore la vita.

Il romanticismo, che incoraggia la varietà, si combina benissimo con il consumismo. La loro unione ha dato vita a quell’infinito “mercato di esperienze” su cui è fondata la moderna industria del turismo.

Quest’ultima non vende biglietti aerei e camere d’albergo. Vende esperienze. Parigi non è una città, l’India non è un paese – sono entrambe esperienze, al consumo delle quali si attribuisce un ampliamento dei nostri orizzonti, un contributo al nostro potenziale umano, un incremento della nostra felicità.

Di conseguenza, quando i rapporti tra un milionario e sua moglie stanno attraversando un periodo difficile, lui decide di portarla a fare una costosa vacanza a Parigi. Il viaggio sarà il riflesso non di qualche desiderio isolato, ma di una fede ardente nei miti del consumismo romantico.

Nell’antico Egitto un uomo facoltoso non si sarebbe mai sognato di risolvere una crisi matrimoniale portando la moglie in vacanza a Babilonia. Invece avrebbe fatto costruire per lei la sontuosa tomba che essa aveva sempre voluto.

Meditate gente, meditate.