Vagabonding around the World

Musica da viaggio

Artisti di strada in Santa Cruz de la Palma mi fanno conoscere Suddhosi Buddhosi

Ci sono canzoni sul viaggio, canzoni da ascoltare in viaggio, e canzoni che marcano il tuo viaggio. Le canzoni sul viaggio spesso sono canzoni da ascoltare in viaggio, e viceversa, anche se la musica da ascoltare in viaggio sono un insieme numericamente ben più grande. Se penso a canzoni per il viaggio da ascoltare mentre si viaggia, penso a pezzi molto diversi tra loro, come “Dale la vuelta al mundo” di Calle 13, On the road again” di Willie Nelson, Born to be wild” di Steppenwolf, ma anche Si, viaggiare” di Battisti,  Strada facendo” di Claudio Baglioni o la bellissima semisconosciuta Il fabbricante dei sogni dei Modena City Ramblers.

Quelle che voglio raccontare qui però sono le canzoni che hanno segnato i miei viaggi. Non si tratta di canzoni di viaggio, né di canzoni particolarmente belle, né voglio dire che mi piacciano particolarmente. Però sono canzoni che ho ascoltato in momenti particolari e mi sono entrate dentro.

Sono le mie madèleine proustiane, se le ascolto per caso o mi vengono in mente mi riportano a sensazioni uniche di leggerezza, istanti di purà felicità in cui ero cosciente che avevo fatto tutta quella strada solo per assaporare quel momento.

1) The boxer – Simon&Garfunkel (Interrail 1988) Parigi, seduto sulla scalinata ai piedi della Basilica “Le Sacre Coeur”, MontMartre, in mezzo a tanti ad ascoltare un paio di maghrebini con la chitarra. Quando partì il “lalalai” di una canzone che ascoltavo per la prima volta e tutti cominciarono a cantare in coro, ho avuto la pelle d’oca. Forse ho pianto. Credo che è in ricordo di quel giorno che molti anni dopo mi feci convincere dal mio amico Pier a pagare 70 euro per andare a vedere Paul Simon in concerto a Milano.

 

2) If you tolerate this – Manic Street Preachers (Fridaybridge workcamp, Agosto 1998) Il mio primo viaggio da laureato fu in un campo di lavoro estivo a Fridaybridge, poco a nord di Nottingham, Inghilterra. Dormivo in una camerata enorme e questa canzone la passavano spesso. Inconsciamente credo fosse come un avvertimento, a “hint of things to come”. Se posso tollerare questo…

 

3) What a beautiful day – The levellers (London, 2000) Questa canzone piaceva al mio collega Paolo, che la metteva su spesso mentre lavoravamo e vivevamo a Londra. Dopo la prima volta piaceva anche a me. Ironicamente, anche se il titolo significa “Che giornata meravigliosa”, è una canzone che mi ispira un’allegra malinconoia e mi piace ascoltare nelle giornate uggiose.

 

4) L’argentinidad al palo – La Bersuit Vergaravat (Argentina 2005) Nel mio primo vero viaggio lungo della mia vita ero seguito dappertutto da questa espressione dell’”orgusgio arghentino” . Perchè solo in Argentina “la calle mas larga, el rio mas ancho, la mina mas linda del mundo.. Y no me venga con cuento chino, que el Che, Gardel y Maradonaaaa

5) Clandestino – Manu Chao

6) No woman, no cry – Bob Marley

7) Upside down – Jack Johnson (un qualunque bar di una qualunque spiaggia di un qualunque viaggio)
Probabilmente è ancora così, anche se non ci faccio più tanto caso. Ma nei miei vagabondaggi tra il 2005 e il 2010 non c’è stato un giorno che ho passato su una spiaggia senza che un bar o un bagnante non mettesse su una di queste tre canzoni. Il più delle volte le ho ascoltate tutte e tre. E confesso, che anche se hanno raggiunto il limite di sopportazione, lo hanno anche superato. Ma nel senso che ancora adesso, ogni volta che le ascolto, anche se non sono in una spiaggia al sole, chiudo gli occhi, comincio a canticchiarle e mi sento in pace col mondo.

8) Risca Faca – Avioes do forro (Brasile 2006 e 2007) Non c’è paese dove ho ascoltato e amato tanta musica come in Brasile. Ogni stato ha la sua musica, dal Samba di Rio all’Axe della Bahia all’odiato Forrò del Cearà. Però è proprio una canzone di forrò quella che più mi è rimasta dentro, di bar in bar, di mesa in mesa, bebendo cachaca, tomando cerveja.

9) Strangest Kind – The tonic rays – (Live in Pai, Thailandia, 2007-2008) I Tonic Rays sono una banda purtroppo sciolta, formata da Mary Dance e Joe Cumming (più noto per essere uno degli autori della Lonely Planet Thailandia), che era di base in Thailandia tra il 2006 e il 2008.  Le serate a Pai avevano un atmosfera unica. Strangest kind mi emozionò al primo ascolto, ma anche “Pretend that you love me” era un pezzo potente.

10) Om navah shivaya – Krishna Das (Rishikesh, India, Settembre 2008) Ho davvero odiato Rishikesh, forse il posto più deludente in base alle mie aspettative. Davvero questa è la capitale mondiale dello yoga? Non mi ricordo se ho resistito una settimana o due, ma comunque abbastanza tempo perchè questo bhajan mi entrasse come un mantra che ascolto, nelle sue molteplici variazioni, tutto le volte che mi sento in “spiritual mood.

10) El amor – Tito el bambino (qualunque bus in Centroamerica 2009) El amor es una magia, canta Tito el Bambino. E come per magia ogni volta che montavo su un autobus in Centroamerica mi capitava di ascoltare questa canzone, insieme purtroppo a molti altri brani di reggaeton, come dire..meno piacevoli.

11) Suddhosi buddhosi – Santa Cruz de la Palma (Ottobre 2010) Ho scoperto questa canzone per serendipità, mentre andavo a zonzo per la strada principale di Santa Cruz de La Palma. Grazie agli artisti di strada (vedi foto a inizio pagina) che me la hanno fatta conoscere. “You are forever pure, you are forever true, and the dream of this world can never touch you.” Il video linkato è di Shimshai.

12) En memoria de Justino – Socavon (Festival Petronio e Feria di Cali, Colombia 2011) El señor Justino Garcia è un hombre muy popular nel Pacifico colombiano e nella Valle del Cauca, inclusa Cali, capital mundial de la Salsa che però muove più gente al Festival Petronio di musica del Pacifico che in quelli di Salsa. Con su marimba en la mano, puse a temblar el litoral. Amo il suono della marimba. E amo el señor Justino Garcia.

13) Miriku Munari (Eisa dance) – Miyako Questo è l’ultimo “amore”. La musica di Okinawa ha poco di giapponese e molto di tribalità del Pacifico. Miriku Munari è il pezzo più accattivante, dove i tamburi penetrano il cuor più profondamente e i ballerini si emozionano di più. 

Quali sono le canzoni che hanno segnato i tuoi viaggi? Mi piacerebbe lo scrivessi nei commenti.

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  1. il pezzo più sottovalutato del mio blog, ma forse è troppo personale 🙂
    L’ho ritrovato mentre ascoltavo “Follow the Sun” di Xavier Rudd, che devo aggiungere alla lista insieme al gayatri mantra cantato da Deva Premal

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