La prima cosa che faccio appena lasciati i bagagli in ostello, come del resto in ogni paese che visito, è comprarmi una sim locale per il cellulare e mandare subito un messaggio a Faiza. Il mattino dopo provo a telefonarle: il telefono squilla ma poi sembra mettere giù senza rispondere.
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La prima camera che mi assegnano al Summer Lodge, l’ostello che ho prenotato a Kota Kinabalu, è stata finita di tingere forse un paio d’ore prima. C’è la puzza di vernice irrespirabile anche a finestre spalancate, per cui esigo un’altra camera: l’unica rimasta è senza finestre, ma oltre al letto ha un divanetto. Non mi ci fossi mai seduto per quei dieci minuti a testare la connessione wifi in stanza! Mi sento mangiare vivo la schiena, ma come percepisco immediatamente non sono punture di zanzare, e come avrò la certezza il mattino dopo, sono i fottuti bedbugs, incubo di chi viaggia a queste latitudini.
Lascio la Thailandia alle undici di mattina di domenica tredici aprile, primo giorno ufficiale di Songkran, dimenticando i preziosi fermenti lattici in frigo. Volo Chiang Mai-Kuala Lumpur, euro settanta. Non fidandomi dei frequenti ritardi di Air Asia (il giorno che sono arrivato il mio aereo Bangkok-Chiang Mai è partito con cinque ore di ritardo, facendomi atterrare alle due del mattino e costringendomi a passare la notte sul terrazzo della Julie’s guesthouse insieme a due ragazze ticinesi conosciute durante la lunga attesa), avevo deciso di acquistare il biglietto per Kota Kinabalu solo all’arrivo nella capitale malese.