BUENOS AIRES (day 55) – Stasera ho visto l’ottimo Entre Copas, (Tit.or. Sideways), sicuramente il migliore dei 5 film che ho visto al cinema negli ultimi 10 giorni (il peggiore è stato Million dollar baby).

Tornando a casa ho preso il collettivo su cui c’era un vecchio con maglietta del River Plate che tornava dallo stadio, custodendo con gelosia un vecchio radio registratore, da cui riascoltava i cori della partita. Un personaggio che nemmeno un racconto di Soriano o Galeano poteva rendere così macchiettistico.

Aggiungiamo che è domenica sera, che ieri è morto il papa e qui era la ricorrenza della guerra delle Malvinas, che da un paio di sere anche a Buenos Aires è arrivato l’autunno e soprattutto che questa è la mia ultima notte in Argentina, e si puó capire che ci sono le condizioni ideali perchè emerga un (sottile per ora) velo di maliconia, che poi non so perchè è lo stato d’animo che piú di tutti ti fa venir voglia di scrivere.

Voglia che ultimamente mi era passata, preso come ero a vivere la quotidianitá di Buenos Aires, che mi aveva assorbito pressochè completamente. Nessuna voglia di fare il turista, nessuna di raccontare quello che stavo facendo, solo di vivere le giornate nel modo piú normale possibile.

Nel frattempo peró, i pensieri a quel che dovro fare al ritorno in Italia, al doppio derby di Champions, al prossimo viaggio, i prossimi progetti di lavoro, mi condizionavano sempre di piú.

Adesso ho solo una gran voglia di arrivare a casa e disfare la valigia (anche perchè sará un’impresa farla), mettermi a lavorare sulle 5 ore di immagini (da vero principante purtroppo, come ho giá avuto modo di rendermi conto rivedendo l’ultima cassetta) che ho registrato, ascoltare tutti i dischi che mi sono comprato, capire cosa mi è rimasto dell’Argentina una volta che fisicamente non saró piú qua.

A occhio e croce, moltissimo.

E mi è rimasto davvero moltissimo, posso dire 8 anni dopo. Mi ha fatto sorridere rileggere questo diario del mio primo vero viaggio intercontinentale (a Sydney ci ero andato per lavoro). Sia per la scrittura, con l’attenzione a dettagli così insignificanti, che per la mia sorpresa verso cose che ormai mi lasciano indifferente.