Ruapehu from Ohakune

Mordor, o il Ruapehu, visto dal centro di Ohakune

Oggi è una settimana che sono a Ohakune, paesino che d’inverno è la capitale sciistica dell’isola del Nord della Nuova Zelanda e in estate è molto più tranquillo.

E nonostante sia una delle basi usate per fare il Tongariro Alpine crossing, considerato il miglior trekking di un giorno in Nuova Zelanda e dove sono state girate le sequenze ambientate a Mordor nella trilogia del Signore degli anelli. (Al netto del fatto che in Aoteroa ormai ci sono almeno una dozzina di siti che attirano turisti con il claim “Lord of the Rings circuits” o Hobbitown).

La verità è che avrei voluto fermarmi a Nelson, a metà tra vigneti e l’Abel Tasman, ma questo è il posto dove ho trovato l’opportunità di fare woofing per due settimane. Nel lodge dove faccio le pulizie per 3 ore al giorno in cambio di un letto in dormitorio, internet gratis (che in Nuova Zelanda è una ancora rara commodity), laundry e uso gratuito delle mountan bike. C’è poca gente e si fermano tutti solo una notte o due: il tempo di fare il crossing o un altro trekking in canoa e ripartire..

Da quando avevo lasciato la comunità di Bellbunya il 2 gennaio, non mi ero fermato più di 4 giorni nello stesso posto. E’ stato un mese e mezzo intenso tra Australia, Fiji e Nuova Zelanda, in cui ho viaggiato a ritmi che tenevo solo i primi tempi quando ho cominciato a viaggiare, e pensavo di non essere più capace di fare la trottola..E invece sono ancora in giro come un pirla o un trottolino impazzito incapace di fermarsi… (cit.)

Tongariro Parco Nazionale

Simpatici abitanti del Tongariro National Park

Vuoi che il posto è un po’ noioso, vuoi che il lavoro è faticoso e non piacevole, vuoi soprattutto che sono fatto così, ma dopo una settimana sono già stufo e pronto per ripartire. Ma ho dato la mia parola per fermarmi due settimane e anche se due giorni fa volevo andarmene per non menare la giovane coppia di olandesi che gestisce il posto, sono fatto all’antica e per me la mia parola vale più di ogni cosa.

E poi è l’occasione per pianificare un po’ i prossimi viaggi e soprattutto per riflettere un po’.  C’è questo tipo dallo sguardo inquietante e il nome accattivante, Angelo Zinna, anni 24, gli ultimi 4 in viaggio, il cui blog ho scoperto da poco e che scrive bene e soprattutto con una profondità inusuale per un pischello come è. Leggi qua, per esempio:

Non so se sia possibile scegliere in modo conscio di distaccarsi per quasi mezzo decennio da ogni piano, ogni progetto, ogni aspettativa futura, ogni sicurezza, ogni affetto, ogni abitudine per ricominciare tutto da capo senza avere idea di cosa sia quel tutto.

La mia scelta non è stata una scelta. La scelta era andare in Australia, andare a lavorare in una fattoria come fanno un po’ tutti, visitare qualche posto con i soldi guadagnati, tornare a casa, fare l’università, rimettermi sulle rotaie delle cose normali. Ma ho deragliato.

Niente è andato come previsto, neanche una cosa, e per questo non potrei dire che rifarei quello che ho fatto, perché io non ho fatto niente, sono gli eventi che si sono incastrati così, per caso. Certo, la mia responsabilità sta nell’aver lasciato andare, nell’aver abbandonato l’ansia del controllo e aver accettato, per una volta, di prendere le cose come venivano.

Poi c’è quest’altro tipo Wade Sheperd, autore del sito Vagabond Journey per cui ho anche scritto un paio di articoli, che oggi ha pubblicato questa interessante riflessione su cosa Vic Wild può insegnarci sul cercare un lavoro. Vic Wild è un americano professionista dello snowboard, che ha preso la cittadinanza russa visto che nel suo paese non avrebbe avuto sovvenzioni, e ha appena vinto due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Sochi (socmel, direbbe un bolognese.. Credo)

Morale della storia: nel mondo di oggi devi essere pronto a fare le valigie sempre per andare a cercare lavoro e metterti in testa che le opportunità sono dappertutto: quindi se mezzo mondo continua nonostante tutto ancora a sognare l’america,  un americano oggi va in Russia per fare snowboard o in Cina per insegnare.

Ecco, io sono arrivato in Nuova Zelanda a 42 anni per mettermi a citare come esempio uno che di anni ne ha 24 e per imparare a fare le pulizie in un ostello. E adesso il pensiero stupido e ossessivo che cerco di scacciare è che sento sensazioni simili a quei giorni in Nicaragua, quando all’improvviso mi trovai a lavorare come massaggiatore, mentre la mia ricerca di un posto dove aprire un ostello diventata ogni giorno più infruttuosa.

Devo solo prendermi la responsabilità di ridere in faccia ai miei progetti, le mie inquietudini e le mie paure,  e semplicemente lasciare andare, abbandonare l’ansia del controllo e cercare di accettare, per una volta, di prendere le cose come vengono..