Che noia, che Barbados disse Sandra a Raimondo. Non ne poteva più di spiagge paradisiache e natura rigogliona. Di visitare siti Unesco. Alla fine codeste isole caraibiche sono tutte uguali. E il tutto incluso della nave fa davvero male allo stomaco.
Che noia, che Barbados, che purtroppo avevamo tempo per visitare quest’isola, che mi ha fatto un’ottima impressione, solo dalle 6.00 del mattino alle 13.30. Sufficienti per visitare la capitale Bridgetown e farsi un tuffo e prendere un po’ di sole all’adiacente Carlyle Bay.
Downton della capitale Bridgetown è un altro sito Unesco, e questa volta è meritato. Per continuare il gioco del “mi ricorda”, se Castries era un po’ Victoria, Seychelles, allora Bridgetown è una piccola Georgetown, Penang. Dice la brochure che l’edificio del parlamento è la terza istituzione parlamentare più antica dell’Emisfero Occidentale. Ma ci sono tanti altri belle case storiche che meritano attenzione. E mercatini affollati, melange di etnie brulicanti per le strade pedonali.
Da Downtown Bridgetown ad arrivare alla baia e la spiaggia enorme di Carlyle Bay sono dieci minuti solamente di camminata. Carlyle bay è una spiaggia da cartolina, che i soliti venditori ambulanti rompicoglioni e le moto d’acqua non riescono a rovinare più di tanto.
Da Barbuda alle Barbados
Che noia che Barbados, arrivare da Antigua in quest’isola in due giorni, e passare da Barbuda. Ma non al mitico Bar Budo di Santiago, quartiere Nunoa, a due passi da casa del Christian Galli.
Che noia che Barbados, anziché riempire la pagina con scopiazzati consigli su cosa fare alle Barbados, del tipo che Bathseba è una spiaggia paradiso dei fotografi o la caverna di Harrison, meglio dare sfogo libero ai miei sentimenti, che oggi il mood è particolarmente depressivo.
Al massimo guardati le mie foto, se vuoi sapere altro delle Barbados.
Google mi penalizzerà. Nessuno leggerà. Ma sai quanto me ne fotterà.
Che noia che Barbados, questo gioco di contare i paesi continua a ispirarmi sentimenti ambivalenti.
Mentre ho ben presente della futilità del conteggio, non sono certo nello stato di quello che ne ha avuto abbastanza e non ho più voglia di viaggiare. Certo sento una certa stanchezza, l’età che avanza, il corpo e la mente che non sono più così reattivi e un po’ di noia nella ripetizione (seppure con infinite variazioni) di uno stile di vita che di solito chi lo sperimenta non porta avanti per più di un paio d’anni.
E soprattutto sento gli effetti logoranti del continuo lavoro ai fianchi della società e della famiglia per togliermi questo piacere.
Viaggiare da solo è bello quando sei alla ricerca di tè stesso. (???)
Ho voglia di mettere piede in tutti i paesi che mi mancano, alcuni più, alcuni meno. In alcuni per passarci un giorno, in altri mesi. Non è la mia ragione di vita, ma non ho smesso di imparare dopo 13 anni di vita nomade. E potendo, non vorrei rinunciare a viaggiare per diversi mesi l’anno. Ogni anno.
Ikigai o sono guai
Tanti sognano di viaggiare, ma pochi sono davvero in grado di viaggiare a lungo. Per la maggior parte il piacere della novità finisce presto ed è sopraffatto dalla necessità di una routine confortevole.
Non c’è nulla di male in questo. Anch’io come tutti sento queste esigenze. Trovare l’equilibrio è il lavoro di una vita e non sono certo la persona da prendere ad esempio.
Da qualche parte ho letto che ci sarebbe un gene del viaggiatore. Fosse vero, sono sicuramente affetto da questa mutazione e accetto con gioia questa condizione che alimenta i sogni di tanti, ma nella quotidianità è più spesso una croce da portare.
Il problema è che ci sono cose più importanti che devo sistemare per poter continuare a viaggiare. La prima di ordine pratico è trovare il modo di mantenermi, visto che sto attingendo agli ultimi risparmi. Ma c’è qualcosa di ancora più importante del trovare i soldi (che non ho e non ho idea di come trovarli), per visitare questi paesi.
E’ un problema di ikigai, di fiducia in me stesso e nelle persone umane, che questa crociera non mi ha certamente aiutato a ristabilire. Anzi. Un’altra fiche gettata in una mano perdente. E le chips sono quasi finite.
(scritto il 21 dicembre, per cominciare l’anno in allegria e perché non ho avuto ancora tempo e voglia per i report)
Mark
querido Boludo, non credo che una crociera possa regalarti la fiducia in te stesso (probabilmente era una postilla piccola dell’all inclusive).
…e come disse il Cummenda: “uee africa scendi dalla pianta”…
γνῶθι σεαυτόν
cloudio
pensavo di averti già risposto..comunque non ho ancora capito il messaggio del Cummenda.
γνῶθι σεαυτόν, sempre e comunque
Mark
ci sono varie traduzioni… si potrebbe tradurre con “torna nel mondo reale”, “è ora che ti scanti” (cfr. dialetto parmigiano) o anche “và a lavurà” (volg. in disuso)
cloudio
definisci mondo reale.
forse l’Africa non è reale?
Lavoro quel posso e che mi danno.
Torno a leggere a http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2015/07/world-without-work/395294/. Raccomandato
Mark
…il mondo reale è quello in cui, per la grande maggioranza delle persone che non sono cosi ricche, c’è l’obbligo di lavorare per mantenersi in questa società…
per commentare il tuo link non credo che quel momento arrivi cosi presto, l’unico vero gradino nuovo nell’organizzazione del lavoro è l’intelligenza artificiale, che per il momento è in uno stadio ancora arretrato
cloudio
avevo scritto una risposta articolata dal sito che si è mangiata wordpress, come a sostegno del tuo punto che la tecnologia non è ancora così avanti. Io la penso differentemente e anzichè riscrivere con parole mie, metto un altro paio di link
http://www.businessinsider.com/momentum-machines-is-hiring-2016-6 e http://idlewords.com/talks/superintelligence.htm
clach
oppure qualcosa di molto recente e in italiano http://www.linkiesta.it/it/article/2017/01/23/la-fine-del-lavoro-e-adesso-e-solo-una-rivoluzione-ci-puo-salvare-sopr/33018/
Mark
Interesante l’articolo sull’AI, ma quello sulla macchina per gli hamburger è un po’ ridicolo… È come dire che la lavatrice ha fatto diventare disoccupate le mondine…
Io lavoro nel campo dell’automazione e più precisamente in questi processi di utilizzo robot e macchinari smart. Ripeto, fino al vero utilizzo dell’intelligenza artificiale non vedo alcun grande cambiamento, probabilmente ci vorrà una generazione. Per quanto riguarda l’automazione e i robot i processi di conversione industriale sono altrettanto lunghi e complicati, soprattutto per le grandi aziende.
Credo che il dibattito sul calo del lavoro e su un reddito universale indistinto (per il quale io sono d’accordo) sia molto utile. Ma da qui a dire che a breve saremo tutti disoccupati per i robot mi sembra ampiamente esagerato e anche un po’ sclerotico
cloudio
Mi fa piacere che credi sia utile un dibattito sul calo del lavoro e la necessità di un reddito universale, visto che, accadrà tra una generazione come pensi tu o prima o anche poco dopo, il cambi è ineluttabile e purtroppo la maggior parte continua a ignorarlo o fingere che non ci sia.
Ps: Le mondine esistono ancora ma non come categoria di lavoratrici. 🙂