Non incontri Orang asli, i nativi del Taman Negara, al Club Med di Cherating

Tra un’oretta lascio Cherating, un posto che la Lonely descrive come quelli dove la gente programma di passarci un giorno e finisce per starci una settimana. Sembrava la classica perla ancora nascosta, tanto nascosta che non c’è sulla mappa del sito dove scrissi il blog la prima volta, mentre a posteriori posso dire che due notti passate qui sono state pure troppo. Tre ore di bus per Marang, quindi 6km in barca verso Pulau Kapas, isoletta adatta allo snorkeling e il relax.

Tanto per cambiare mi è andata di sfiga con il tempo, comunque Cherating, oltre ad essere il posto dove le zanzare mi hanno mangiato di più, non ha niente di bello.

Nell’obbligato relax post Taman Negara ho avuto il tempo per riflettere un po’. Partendo dal fatto che il nuovo maremoto previsto nel mare andamano non ha fortunatamente prodotto un nuovo tsunami, per cui posso tornare da quelle parti molto piu’ tranquillo.

Passando al nuovo attentato di Sharm el Sheik che riguarda da vicino gli italiani più di tutti i precedenti, visto che da qualche anno è diventata la località eletta per una settimana all inclusive.

E arrivando alla gita che ho fatto ieri al club Med a 2km da qui: polizia ovunque a impedire l’accesso agli estranei, un ambiente finto e patinato che mi dava l’idea di vacanzieri chiusi in una bolla dorata. Posso capire i vip che sarebbero disturbati ogni 5 minuti, ma non riesco a capire come una persona normale possa concepire l’idea di vacanza e relax con una guardia armata a due metri da te sdraiato sul lettino.

Morale della storia: viaggiare in modo responsabile non vuol dire sacrificare la propria libertè per farsi vincere dalla paranoia della paura. In questo momomento paradassalmente sono più sicuro qua che a Milano, e il desiderio del terrore della gente comune è l’unica cosa che accomuna sia i pazzi terroristi che i potenti che ci governano.