Questo albanese senza fissa dimora vagabonda per l’Italia da anni. Ha passato la prima notte dormendo sul divano, perché aveva prenotato il dormitorio femminile. La seconda nel letto sopra il mio e poi è andato via, spero perché ha incontrato chi gli offriva una stanza a lungo termine.

Mi sono dimenticato il nome, ma ricorderò a lungo la sensazione dolceamara che mi ha dato il sentirmi raccontare un po’ della sua vita travagliata. Di quelle persone che, senza essere un eroe né un maledetto, ti lascia la sensazione che la vita è troppo spesso ingiusta e troppe persone rimangono emarginate in una società sempre più disumana.

Lo chiamerò Boh. Originario del lago di Scutari, un posto famoso per i villaggi in cui ancora esiste la faida, mi ha raccontato la sua complicata situazione familiare. Dopo anni di vessazioni paterne, ha scoperto che il vero padre era in realtà uno zio, o almeno così crede lui.

Anche il resto della famiglia lo ha ormai ripudiato, incluso il fratello che da anni vive a Torino e che lo aveva aiutato nei suoi primi passi in Italia.

Qui da noi ci è venuto dopo aver abbandonati gli studi in legge nel suo paese, cosciente di non poter intaccare un sistema corrotto fino alle sue fondamenta.  Così si è arrangiato con lavoretti vari per anni. A un certo punto ha iniziato pure un business, ma è stato tradito dalla sua ex, che se ne è andata con il suo ex socio mafioso.

A Pisa ci ha già vissuto alcuni mesi ed è tornato qui per cercare un lavoro come autista, ma il suo orizzonte non sembra andare oltre l’oggi. L’idea che mi sono fatto è che non è sempre stato solo una vittima, nessuno lo è mai interamente, ma comunque ho conosciuto una persona molto intelligente, idealista, fin troppo sensibile.

Uno di quei disadattati per cui sento affinità naturali.